Il termine “tratturo” deriva probabilmente dal vocabolo tractoria, che nei codici di Teodosio (401-460) e di Giustiniano (485-565) indicava il privilegio della gratuità nell’utilizzo del suolo di proprietà statale. La rete tratturale – già definita in età normanna e in seguito regolamentata a partire dall’istituzione della Regia Dogana della Mena delle pecore di Foggia, creata da Alfonso I d’Aragona nel 1447 – ricalca almeno in parte le calles publicae di età romana e tardoantica e si dirama in direttrici minori o bracci che, assieme ai tratturelli, univano trasversalmente tra loro i Regi Tratturi e le aree destinate alla sosta delle greggi (i riposi). Estesa per oltre 3.000 km, questa fitta rete di percorsi segna ancora nettamente il paesaggio del Mezzogiorno. I principali percorsi, in senso nord-sud, erano quattro, alcuni dei quali lunghi oltre 200 km e ancora in parte preservati: il Regio Tratturo L’Aquila-Foggia, detto anche “Tratturo Magno”; il Regio Tratturo Celano-Foggia; il Regio Tratturo Castel di Sangro-Lucera; il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela. Attualmente i tratturi sono oggetto di tutela da parte dello Stato per la loro identità storico-culturale e per la continuità geografica, sancita da tre decreti di vincolo: il Decreto Ministeriale 15 giugno 1975, sui tratturi del Molise, modificato e integrato dal Decreto Ministeriale 20 marzo 1980 e infine dal Decreto Ministeriale 22 dicembre 1983, esteso a tutta la rete tratturale.