La transumanza si distingue quindi dall’allevamento nomade, ancora largamente praticato in Asia e Africa, in cui i pastori si spostano costantemente con le mandrie o le greggi alla ricerca di nuove aree di pascolo non ancora impoverite da precedenti sfruttamenti. In Italia forme di spostamenti stagionali sono state ipotizzate già per l’età del Bronzo (II millennio a.C.): i Romani regolamentarono dunque un fenomeno già esistente, la cui continuità su larga scala è documentata fino al VI secolo. Tra VI e XIII secolo non si hanno attestazioni esplicite riguardo alla continuità dell’allevamento transumante, nonostante la rilevanza in tal senso della normativa normanna e sveva. Le evidenze a disposizione per l’età angioina sembrerebbero utili a sostenere la formazione di un’istituzione di tipo doganale a garanzia del prelievo fiscale sulle greggi transumanti, poi definitivamente istituita in età aragonese. Per la loro importanza storico-economica debbono essere in tal senso menzionate la “Mesta” spagnola (Honrado Concejo de la Mesta) e la Regia Dogana della Mena delle pecore di Foggia che per lungo tempo (in Spagna fin dal XIII secolo e in Italia meridionale a partire dal XV e sino agli inizi del XIX secolo) hanno gestito il sistema della transumanza. Nel Mezzogiorno il periodo di spostamento degli armenti era compreso tra il 29 settembre (festa di San Michele) e l’8 maggio (apparizione dell’Arcangelo Michele presso la grotta di Monte Sant’Angelo sul Gargano).